“Il Cric” nasce da una pretesa molto ampia, anzi, naturale: dire certe cose che altrove non sarebbe mai possibile. Primo: perchè non te le fanno dire. Secondo: perchè hanno deciso di farle dire a un altro. Soltanto che quest’altro, il tuo usurpatore, non avrà mai la tua voce, la tua naturalezza, il tuo eros. Vuoi un esempio? Non deve essere difficile immaginare che essere liberi è la cosa più bella al mondo. Liberi e sorridenti, certi che la verità risiede soprattutto nel bisogno di mettere in discussione l’esistente. Faccio un esempio ulteriore: se io ho capito che tu sei uno stronzo, o anche una stronza, e questa verità prima o poi verrà fuori in modo incontestabile, perchè mai dovrebbe essere impedito al più tempestivo di arrivare al fotofinish del riconoscimento con il già citato sorriso del primatista? Ecco, ecco a cosa serve questo giornale. Credo che queste poche parole bastino a spiegare tutto.
Fulvio Abbate