” La colf della colf “

“Signora, io settimana prossima deve partire. Mando lei “mia sorela”.
E questa è la tipica frase che fa gelare il sangue nelle vene di tutte noi anche in pieno solleone. Per poi scoprire che “mia sorela”, altro non è che l’amica della cugina della cognata della zia della suocera della dirimpettaia della “reggente” colf. Ecco, già vedo alcune sopracciglia alzate come a dire “ Ma che vuoi, ti lamenti pure? Beata te che ce l’hai la colf! E io allora che dovrei dire che non ho nessuno su cui contare e faccio tutto da sola? Chiarisco subito che a prescindere dal fatto si tratti di una collaboratrice a ore e solo per un paio di giorni la settimana, o anche fosse “fissa” (per chi può permettersela), voglio capire perché siamo tutte così vulnerabili, (ma proprio ci manca la terra sotto i piedi) quando le persone che lavorano per noi, per la nostra casa e la nostra famiglia si allontanano per motivi personali o di salute, anche solo per poco tempo in qualsiasi periodo dell’anno. Non riusciamo ad accettarlo come loro diritto, almeno non subito, non all’istante, non quando sentiamo pronunciare la fatidica frase. Mi spiego meglio. Certo che lo capiamo, e sappiamo che è negli accordi ed è cosa buona e giusta. Ma abbiamo sempre la sensazione di subire un torto, un sopruso, perché mai? E pensieri come –  ma proprio ora che la casa va chiusa per le vacanze e solo lei che la conosce bene, sa come fare? Ma come, ho passato ore intere a spiegarle ogni angolo, ogni segreto e possibile difetto di questa casa e ora mi tocca ricominciare tutto da capo? Tutte le volte che mi sono raccomandata di – chiudere bene le finestre prima di uscire, (soprattutto quella della cucina, dove gli eventuali ladri, possono passare dal terrazzo di fronte?) E di – ricordati di annaffiare le piante, e fallo solo dopo il tramonto, altrimenti prendono una botta di calore e soffrono. E andando avanti con altre mille fisime simili, tipo – il frigorifero eh, sai come si sbrina, ti ricordi?, l’abbiamo fatto insieme l’anno scorso! Queste sono solo alcune delle raccomandazioni che possiamo dare loro in questo periodo estivo. Nella stagione invernale invece, ci accaniamo per esempio, sul lavaggio a mano dei pull-over (quelli buoni, eh), sulla stiratura “senza piega” dei jeans e molto spesso sull’arieggiare bene gli armadi perché non accumulino troppa polvere portata dai termosifoni. Insomma, istruire una persona che deve/dovrebbe fare le nostre veci nel già faticoso quotidiano, insegnarle ad avere cura delle nostre cose, come vogliamo noi, è già un lavoro solo quello. E ogni tanto succede che,  come per incanto, in un ideale crocevia, tra scope, stracci e sgrassatori in questo continuo viavai di sostituzioni, incontri una persona che intuisce il da farsi e anzi, miracolo! sembra ti legga nel pensiero. Quando questo accade, pensi allora di aver trovato l’angelo custode, ti senti accudita e capita e sempre più serenamente ti affidi. Ecco, ti affidi perché ti fidi. E io mi sono fidata e da molto tempo ne sono contenta. Ecco perché quando l’altro giorno ho di nuovo sentito la frase “Signora, io settimana prossima deve partire”, mi son tremati i polsi.

Riuscirà “sua sorela” a  farmi rimpiangere la colf della colf? 

Buone vacanze.

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