Biografie sentimentali di uomini e pesci

In tempi come questi, ancora esistono persone serie? Direi di sì. Le riconosci per la colorazione assunta dalla faccia quando fai loro una domanda. Non è il rossore della timidezza. No. E’ il sangue che promette: giuro di dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità. E giura, infatti. E infatti mantiene. Un tale Giuseppe Cottone, amico mio, ristoratore, è una di queste. Il suo locale è in centro, ha un nome ridicolo e il posto non è nemmeno granché, ma il pesce è il più buono della città. Garantito. Parola di ristoratore e di amico. E’ lì che ho conosciuto l’Orata. Quella di mare, s’intende. L’Orata vera. Non quella porcheria che spacciano per tale: grassa, tozza, argentata; identica alle compagne per misura, senza sapore e molliccia. No. Quella che ho conosciuto io era una bestia tropicale: liscia, asciutta, sottile; bocca appuntita e bordata di giallo, colore canna di fucile, pinne caudali lunghe e setose. Bellissima. E poi la carne. Magra e ricca di sapore. Le ho voluto bene da subito.

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