Un giudice, anzi, una giudice, in un processo per omicidio, accoglie la tesi della difesa che invoca l’infermità mentale dell’imputato. Niente ergastolo. Accolta. Quello che è strano è che la perizia degli psicologi (incaricati dai difensori) sostiene una “temporanea incapacità di intendere e di volere” limitata al solo, esclusivo momento del femminicidio. Giurisprudenza: “L’imputato, nell’attimo dell’assassinio, era incapace di intendere e di volere.”
(non è Kafka, ma l’omicidio Petrucci, Palermo 19/10/2012)