“Rosa” di Gaetano Altopiano

Trovandomi in piena estate ai bagni della marina di Tusa, notai con stupore che la signora Rosa nuotava con una pinna sola. Sappiamo tutti che il protocollo della protesi natatoria prevede l’utilizzo non di una ma di due pinne, inteso che una è per ogni piede, questo perchè la resa propulsiva è efficace solo con spinta identica delle due gambe (una palmata e una no non darebbero il risultato sperato, in sostanza). Basta guardare le rane. Ma la signora, mia carissima amica, a dispetto di ogni regola idrodinamica, nondimeno procedeva con splendido moto. Pensai che, probabilmente, stava accadendo quello che accade agli occhi nel caso che uno dei due venga a mancare, l’altro si adatta e recupera la deficienza, e al tramonto di quello stesso giorno ci trovammo a discutere l’argomento. Questo il risultato. Si trattò solo di causa di forza maggiore, ossia, una delle due pinne era andata perduta, e Rosa reputò l’uso dell’unica che le era rimasta soluzione migliore del non usarla affatto: seppure limitatamente, le sarebbe stata di aiuto. Ma il gesto, e soprattutto il risultato, dimostrò anche la fondatezza di alcune considerazioni sulla storia della biologia in generale. I tre concetti fondamento dell’evoluzione animale erano dimostrati. “Necessità”, “Adattamento”, “Cambiamento”. E attaccammo le seppie panate.

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