“In difesa della debolezza” di Gaetani Altopiano

Quando in un ménage a deux la moglie è molto più bella del marito, se non l’unica dei due a essere bella, creare pettegolezzo è inevitabile. Se poi, oltre a non essere adeguatamente bello, “lui” ha anche un’aria un po’ comica e servile, si assiste a una congiura vera e propria: ogni maschio che ne abbia voglia si sentirà autorizzato a provarci. E infine, tra tanti, qualcuno riuscirà certo a far tombola. Bene. Confesso che vista così, la cosa, non suscita in me il minimo interesse: l’effetto è solo un sordido tentativo di copulare, che non necessita di alcuna indagine tanto mi è chiaro. La causa, però, merita un approfondimento. Domanda: è veramente la bellezza di lei, o non piuttosto la bruttezza di lui a stimolare il pretendente? Magari se questa “lei” fosse libera, cioè non parametrata al compagno, non sarebbe altrettanto allettante. Anzi, è quasi sicuro. E ancora: forse non è veramente la prorompenza di lei, quanto invece la tragica dimissione di lui a provocare il corteggiatore. Potrebbe? Io vado per la seconda ipotesi. Se così fosse saremmo di fronte né più né meno che a un atto umanitario. Una difesa della debolezza contro la tirannia della bellezza. Ma maschio pro maschio. Ricordo, a supporto, che uno dei verbi più usati nel lessico del dongiovanni, infatti, è “castigare”, riferito al trattamento riservato all’amante. 

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