“I misteri di Canneto di Caronia” di Cettina Vivirito

La sensazione è che le ‘autorità’ abbiano cercato e trovato il capro espiatorio per cercare di far dimenticare tutto. Ma sono ancora tanti i punti interrogativi. Anche perché le stranezze continuano. E non sono solo incendi. Come gli stereo e le auto che si spengono…
     Spunta fuori dopo una curva d’autostrada, l’A20, direzione Messina, Caronia. Venti chilometri di spiagge bellissime se guardi a sinistra, incalzare di verde di rigogliosi giardini e di una splendida fascia di macchia mediterranea che sale ripida verso la montagna, se alzi lo sguardo verso destra. Su quel mare cristallino si specchiano in magnifica solitudine Torre del Lauro, Marina, Canneto, luoghi silenziosi e tranquilli come silenziosi e tranquilli sono sulla montagna i boschi di Caronia, uno dei Comuni più verdi d’Italia.
Chissà che meraviglia dovevano essere stati questi boschi in passato se da essi ha preso il nome tutta la catena dei Nebrodi, nota anche come Caronie. Lunghe fiumare e piccoli specchi d’acqua come quelle del lago Zilio punteggiano il territorio come gemme azzurre nel divino, indescrivibile verde di quei boschi.
Dalla sua posizione arroccata è possibile godere dell’impareggiabile visione di un pezzo di polmone marino sulla costa tirrenica, dal Capo d’Orlando a Cefalù. Terrazze e declivi ricoperti di ulivi argentei e alberi di agrumi si estendono per ogni dove, quasi preludio della fittissima vegetazione boschiva che alle spalle del paese ricopre le montagne. Per visitare il bosco si possono percorre re i numerosi sentieri; all’interno del bosco si può incontrare l’antica Abazia di San Pancrazio, un monastero basiliano dell’VIII secolo, oppure la Casina di Pietratagliata, una residenza nobiliare dei primi del Novecento. Il territorio comunale con i suoi 226 chilometri quadrati è tra i più vasti dell’intera Isola e il più grande della provincia di Messina.
     I coloni greci chiamarono questo insediamento Kalè Actè, che vuol dire “bella costa”, circa nel 448-447 a.C. La città, che fu fondata da Ducezio, sorgeva a est del torrente Caronia e si estendeva nella zona collinare compresa tra la spiaggia e il colle dove sorge l’odierno paese che include le contrade Suvarita, Sant’Anna e Santo Todaro. Si pensa che fosse ricca e prosperosa, contasse trentamila abitanti e avesse templi, ville, acropoli e un porto molto importante a Punta Lena.
Il ritrovamento di monete insieme ai resti archeologici e altre notizie documentate testimoniano l’importanza, la prosperità e il carattere greco di Calacte che arriva fino ai romani, come testimonia il ponte Aureliano sul torrente, a breve distanza dalla foce, risalente al II-III secolo d.C., a tre arcate. Caronia è la più bella tra le perle naturali incastonate dentro al Parco dei Nebrodi.aronia
     Da qualche tempo ci si può accorgere anche prima della curva autostradale di essere dalle parti di Caronia, visto che in auto lo stereo improvvisamente si spegne e sul display compaiono strani segni che qualche volta ricordano la T di ET, qualche altra la linea tratteggiata e poi liscia come l’olio del CPR di rianimazione. E’ un fenomeno che dura una decina di minuti, o dieci sono i minuti che occorrono per allontanarsi da quel tratto, percorrendolo in auto.
Canneto
Di quel che accade e dell’alone di mistero attorno ai misteri del territorio di Caronia tutti ormai sappiamo quel che ci raccontano: autocombustioni, incendi di materiale ferroso e privo di corrente, strani fenomeni di vario e inspiegabile manifestarsi che cominciarono nel 2004; dopo gli incendi di quell’anno, la Protezione Civile istituì un gruppo per studiare il caso e la Procura di Mistretta aprì un’indagine, poi archiviata. Sopralluoghi di genio militare ed esperti di grande livello  non hanno saputo fornire una risposta, oppure non è stato ritenuto possibile dare una spiegazione plausibile.
Se fosse un film somiglierebbe alla “Cosa” di Carpenter e le puntate di Voyager, ipotizzando una presenza di extraterrrestri sul territorio o nelle adiacenze (gli avvistamenti sembrano esserci sempre stati), o esercitazioni per esperimenti a carattere militare hanno contribuito non poco ad aprire piste di ben altro rilievo rispetto a quelle di cui sapevamo fino a quel momento, proiettando il “fatto” a livello internazionale. L’onorevole Francesco D’Uva del Movimento 5 Stelle ne ha parlato in Parlamento per non “abbandonare i cittadini”, in particolare quelli di Canneto di Caronia, e fin qui siamo tutti d’accordo e tutti faremmo qualcosa per salvare persone e territorio dalla “Cosa”.
     Da qualche giorno però il caso pare si sia chiuso con l’arresto di Giuseppe Pezzino, l’unico a cui era stato consegnato un avviso di garanzia dalla Procura di Patti un paio di mesi fa (venticinquenne che sarebbe accusato di aver incendiato in più occasioni alcuni oggetti di casa sua per farli rientrare tra i fenomeni inspiegabili e ottenere un risarcimento). Il padre di Giuseppe Pezzino, Antonino, è presidente del Comitato dei cittadini che si è costituito parte civile dopo gli incendi inspiegabili.
Se anche il giovane Giuseppe Pezzino abbia voluto marciare sul fenomeno non identificato, sembrerebbe improbabile attribuirgli grandi imbrogli. Il sindaco di Caronia, Calogero ‘Rino’ Beringheli, ha detto a tal proposito: “Non voglio credere che sia uno dei residenti ad essere il colpevole di alcuni roghi, spero che le indagini continuino e facciano chiarezza. Sono convinto che Pezzino dimostrerà la sua estraneità ai fatti; comunque io stesso, insieme a rappresentanti di forze dell’ordine e giornalisti di tv nazionali, ho visto oggetti prendere fuoco dal nulla. A breve ci sarà un tavolo tecnico a Roma e spero che si vada avanti per studiare questi fenomeni che si ripetono da anni e non sono imputabili a un piromane”.
E se, viene da chiedersi, una volta arrestato il Pezzino, che dovrebbe possedere qualità e doni dell’altro mondo per divertirsi con fuochi e magnetismo come sostengono tutti gli intervistati e il padre tra i primi, i fenomeni continuassero? Gli stessi cittadini di Caronia sono esterefatti oltre che sconvolti e addolorati ed evacuati dalle proprie case, dalle proprie strade e fontane e scuole, come si evince dalle interviste che girano sul web, non per ultima quella alla nonna del presunto colpevole che a stento riesce a trattenere lo stupore, il furore misto al dolore per il nipote e per sé, e che con le sue parole tra le lacrime dimostra nel video, tra un’asciugamano bruciata e una presa di corrente liquefatta, l’evidenza del mistero che si vuole negare, altro che suo nipote Giuseppe che semmai, sostiene, ha aiutato tante volte a spegnerli, gli incendi!
     Giornalisti del luogo, in primis Daniele Araca che fu il primo a parlarne, ma anche Franco Zanghì, collaboratore Rai per la provincia di Messina, non si può dire non abbiano cercato la verità:  in tutta autonomia, Franco prende la telecamera e va a Canneto di Caronia. Qui incontra Daniele Araca che lo aggiorna sugli sviluppi. Mentre sono lì a riprendere quei fili che bruciano, attorno a loro un paio di ragazzini mostrano una faccia visibilmente soddisfatta.
I contatori bruciati apparivano, scrive Franco, come se qualcuno li avesse sottoposti a una fiamma del tipo di quella generata da un bruciatore a gas, uno di quelli usati dagli imbianchini per sverniciare vecchie porte di legno. Ne parla col direttore, dice francamente che il suo sospetto è che sia qualche ragazzino del posto a prendersi gioco di tutti. La cosa finisce lì. Passa qualche giorno e Franco viene richiamato da Daniele, allarmato: “Guarda che qui la cosa è seria! Ci sono stati altri incendi. Sono arrivati i pompieri.” Così tornato a Canneto di Caronia con Daniele che gli fa da guida, rileva i nuovi danni: poltrone in vimini, un frigorifero e altri piccoli, vecchi elettrodomestici bruciati sono accatastati davanti alle case. Proprio mentre sta filmando quei mobili bruciati scoppia un incendio vero e proprio. Una donna grida disperatamente. Da una casa esce fumo nero e presto anche fiamme da una finestra. Tutti gridano. E’ il caos.
Qualcuno riesce a spegnere l’incendio. Franco riesce a riprendere tutto. Arrivano pompieri e carabinieri che transennano. Con le nuove immagini mandate subito in redazione l’indomani da Palermo arriva la regia mobile della Rai. Poche ore e arrivano i mezzi mobili di Sky News. Il giorno dopo a Canneto di Caronia i giornalisti sono un esercito. Un ufficiale dei vigili del fuoco rilascia qualche confidenza: “Si tratta di incendi dolosi; lo dimostra il fatto che tutti i focolai partono da zone accessibili all’uomo. Nessuna presa di corrente è andata a fuoco dietro i mobili. Nessun filo elettrico si incendia se non ad altezza uomo”, sostiene.
Intanto l’albergo “Za Maria”, giù a Caronia Marina, è pieno di giornalisti, fotografi e cameramen. Arrivano anche giornalisti stranieri: tedeschi, olandesi e inglesi. Gli olandesi la mettono sul “sovrannaturale” e intervistano il prete di Caronia Marina. Viene data la colpa al demonio. Tutta la zona viene sigillata. I circa 15 abitanti vengono trasferiti da “Za Maria”.  Nelle case ci sono Tecnici dell’Enel e esperti di varie discipline. C’è l’Arpa Sicilia (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) che fa misurazioni; c’è il furgone del Ministero delle Comunicazioni che misura onde elettromagnetiche. Nel mare antistante c’è la Guardia Costiera e altre imbarcazioni che scandagliano ogni litro di acqua salata; c’è una squadra speciale delle Ferrovie dello Stato che controlla i cavi elettrici della vicinissima linea ferroviaria; i treni in transito viaggiano a bassissima velocità. Così i nostri rimangono a Canneto di Caronia per diversi giorni. In circa una settimana di assedio di Carabinieri e Vigili del Fuoco a Canneto non succede più nulla.
A parte la strana morte di alcuni polli e conigli, le sicure di qualche macchina che si chiudono da sole, un carabiniere a cui vanno a fuoco i pantaloni e non riesce a darsi una spiegazione, una macchina che si incendia a sei chilometri di distanza, ma appartiene a uno degli abitanti di Canneto. Il Consiglio comunale di Caronia si riunisce in seduta straordinaria nella hall di “Za Maria”. Per il piccolo borgo iniziano a girare (e rilasciare interviste) tipi strani con strane apparecchiature, che ricordano quelle di “Ghostbusters” (ancora un film!), di Ivan Reitman. Poi i giorni passano e i riflettori si spengono.
In quelle due settimane tutti, o quasi, ci hanno guadagnato. Ci guadagna Franco Zanghì con la Rai, ci guadagna l’inviato speciale della Rai, ci ha guadagnato Pezzino diventato una celebrità, ci hanno guadagnato i comandanti dei vigili del fuoco che soggiornavano davanti alle telecamere, quelli del Ministero delle Telecomunicazioni, quelli delle Ferrovie, quelli della Guardia Costiera, quelli dell’Enel, quelli dell’Arpa, i giudici.
Alla fine ci hanno guadagnato un po’ anche i residenti che hanno avuto nuovi elettrodomestici e impianti elettrici. Ci ha guadagnato “Za Maria” che in bassa stagione ha avuto l’albergo pieno. “Ci vorrebbe qualcuno molto in gamba per spiegare il fenomeno dal punto di vista antropologico”, sostiene Franco Zanghì; almeno lui è sempre stato certo che non si tratta di fenomeni strani, ma semplicemente di qualcuno che, facendola in barba a tutti, mentre tutti si giravano dall’altra parte, correva da una casa all’altra – passando dal retro –  ad appiccare piccoli focolai.
      Ma a parte le opinioni personali più o meno realistiche, in conclusione nessuna definitiva chiarezza sulla “Cosa” di Caronia. Si è già parlato delle recenti teorie elaborate ad hoc per questi fenomeni, l’ultima delle quali, vogliamo ricordare, parla di “fatti geofisici”: la zolla africana toccando la zolla europea darebbe origine a questi incendi. Come dire, anzi ribadire, quanto già sostenuto  da Giulio Ambrosetti in un precedente articolo, a proposito della nostra miracolata Isola: “I fatti strani che si verificano nella galleria di Tremonzelli sono illusioni foscoliane. Gli incendi di Caronia sono fenomeni ordinari legati ad elettroni in libera uscita. I droni di Sigonella sono monadi con le finestre socchiuse. Le onde elettromagnetiche emesse dal Muos di Niscemi sono aporìe volanti…”.
      Da oggi però almeno una delle aporìe siciliane pare risolta, adesso che abbiamo scovato il Mago di Oz.

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