Stanotte qualcuno di casa ha rotto il gambo più lungo della mia zamioculcas zamiifolia, inavvertitamente ha detto. Giorni fa la stessa persona aveva suggerito di non darle troppa acqua perché “cresce velocemente e sembra una pianta carnivora”. Siccome la tengo accanto la mia scrivania come un cane fedele, la stessa persona ha aggiunto “non vorrei che una di queste notti ti sommergesse e, al tuo posto, trovassimo lei a diteggiare sulla tastiera del computer”. Così stanotte, con la coda tra le gambe, la stessa persona mi ha portato il gambo più lungo della gemma di Zanzibar. Tra le lacrime, verdeggianti e ancora lucide come le sue foglie, l’ho adagiato senza coprirlo alla sinistra del mio giaciglio per l’ultima veglia. Senza addormentarsi, i miei occhi ne carezzavano il corpo oltrepassando il buio. Sino all’alba, quando, assantumati, si accorsero di avere carezzato la salma di padre Pio.
p.s.“nella vulgata dei fioristi nostrani, la zamioculcas, originaria dell’isola di Zanzibar, proprio perché cosiderata una pianta molto umile, di facile coltivazione e i cui steli producono un lattice che ricorda le lacrime è nominata pianta di padre Pio.