Darsi qualcosa in cambio di qualcosa. Sarebbe esatto dire: dare. E il prendere? Ma insomma. Causa ed effetto, effetto e ulteriore causa. I più sentiti calorosi auguri, ti mando un forte abbraccio, sii felice e sia felice la famiglia, auguri auguri auguri, a presto. Intanto a Narvik (siamo in Norvegia) fa meno 20 sul palo 35, e il freddo è così intenso che il guanto di Felipe (siamo in Brasile, 21 anni – lui è rimasto) resta attaccato come colla al perno che stava stringendo. Gli servono 3 – 4 paia di guanti al giorno e il massimo dell’attenzione, ci vuole un cazzo a volare giù dal palo, e sono 30 – 40 anche 50 metri: arrivi un niente, zero, capito? Auguri auguri auguri. Il freddo tempra la carne, lo sappiamo, ma non soltanto. Lì inizia, lì finisce, e sulle distese ghiacciate l’uomo diventa uomo molto prima degli altri: “Sia per te la grandeneve il tutto, il nulla, Bambino dai primi passi incerti nell’erba, Gli occhi ancora pieni dell’origine, Le mani aggrappate solo alla luce.”
(con le parole di Mastro Antonio, ieri imprenditore oggi muratore)
Io lo coltivo l’orto. Dopo le sei quando stacco dal lavoro e tutte le domeniche a giornata piena. Non è grande la terra, ma con 5 filari, ci tiro 150 di finocchi, cicoria, cardi (ma quelli che non fanno i carciofi perché qui in montagna restano minchia di picciriddu), broccoli, melenzane. D’estate la rivolto la terra e ci vengono melloni, fave e piselli. E che me ne faccio, dice lei, se non li vendo, li faccio andare a male? No, li regalo, io ccelò come una malattia del sangue quella di regalare. A mano a mano che sono pronti. E’ il mio piacere. Questa zucca è troppo pesante per lei, aspetta che ci penso io a portarla in macchina.