L’ESTRANEA 2 (la mossa falsa) di Gaetano Altopiano

La sola variante possibile a una mossa vera è una mossa falsa. La finta non mi interessa. Non importa se in modo accidentale o intenzionale, se dovuta, cioè, a agenti esterni come le interferenze o interni come la perdita dell’attenzione, qui cerco di appurare l’unico elemento che genera quella variante: l’errore. La cui esattezza in verità è implacabile. Tanto da far pensare non essere esatto definirlo errore: esiste veramente allora una mossa che sia falsa in senso assoluto? La mossa falsa nasce esclusivamente da una vera che però ha smesso di essere vera nell’attimo in cui ha fallito lo scopo per cui era stata concepita. Ovverossia, nell’attimo in cui si è trasformata in altro. Meglio: nell’attimo in cui io la concepisco come altro dalla mossa vera. Se ho messo un piede in fallo, a esempio, e inciampo, magari per un’interferenza esterna dovuta alla cattiva manutenzione di un marciapiede, o interna, solo perché ero distratto, lo vedo dopo averlo fatto e mai prima di allora, lo vedo dal momento in cui, inciampando, io posso definire con certezza la mia mossa come falsa. Ma solo rispetto a un percorso che io ritenevo vero in quanto “prestabilito” (ho scelto di andare a casa camminando), vero in quanto “conosciuto” (attraverserò n strade e n marciapiedi), vero in quanto “sicuro” (i marciapiedi sono percorribili e io non ho ragione di essere distratto).

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