STAMATTINA MI SONO SVEGLIATO FILO FILO ISLAMICO di Francesco Gambaro

Stamattina mi sono svegliato che ci dovevo credere almeno in qualcosa. Brutto sporco ateo, ho sputato liperlì. Mi sono alzato per verificare se anche mia moglie. Mi sono alzato per verificare se avesse compostamente dormito con il velo. Mi sono alzato con l’intenzione di suonargliele anche se dormiva con il velo. Mia moglie non c’era. Mi sono ricordato che se ne è andata da casa circa il mese scorso. Con sette sei nostri dei figli. Pardon, con sette dei nostri sei figli. Credevo ne avessimo uno in meno le avevo rimproverato. Circa, aveva risposto lei, sfrontata e senza velo. Bon. Ora mi lavo e glielo faccio vedere io a quella lì. Glielo faccio vedere chi sono io. E se non a lei a chi per lei. Bon. Allo specchio del bagno mi sono fatto quattro risate. La barba arriva quasi alle sette. Pardon, alle tette. Ti dirò, con questa barba. Ti dirò, con questa faccia. Ti dirò, con questi occhietti decisi. Ti dirò quello che sono e soprattutto non scambiarmi per altri, mi sono gridato. La barba lunga è una inequivocabile segnalazione razziale. Pardon, stradale. Mezza barba è fatta, insomma. Inculo i rasoi usa e getta, spreco a scomparsa dell’occidente. Non ho più sedici anni ma cciò la barba. E ancora la salute mi accompagna. E ancora un fisico invidiabile. E finalmente una voce mi guida, brutti sporchi atei. Allar akbah! Pardon, Allah Akbar! Subito dal barbiere!

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