Al principio del 1880, nonostante un fondato dubbio sull’opportunità di perpetuare la razza che ha la sanzione del Signore e il biasimo degli uomini, Hedvig Volkbein – una viennese di grande vigore e di bellezza marziale, distesa su un letto a baldacchino di un cremisi pastoso e spettacolare, le ali biforcate della casa di Asburgo impresse sulla cortina, la trapunta un involucro di raso in cui spiccava, in spessi e bruniti fili d’oro, lo stemma dei Volkbein – diede alla luce, all’età di quarantacinque anni, un maschio, figlio unico, con sette giorni di ritardo sulle previsioni del medico. (La foresta della Notte, 1936)
Sull’Atlantico un minimo barometrico avanzava un direzione orientale incontro a un massimo incombente sulla Russia, e non mostrava per il momento alcuna tendenza a schivarlo spostandosi versi nord. Le isoterme e le isòtere si comportavano a dovere. La temperatura dell’aria era in rapporto normale con la temperatura media annua, con la temperatura del mese più caldo come con quella del mese più freddo, e con l’oscillazione mensile aperiodica. Il sorgere e il tramontare del sole e della luna, le fasi della luna, di Venere, dell’anello di Saturno e molti altri importanti fenomeni si succedevano conforme alle previsione degli annuari astronomici. Il vapore acqueo dell’aria aveva la tensione massima, e l’umidità atmosferica era scarsa. Insomma, con una frase che quantunque un po’ antiquata riassume benissimo i fatti: era una bella giornata d’agosto dell’anno 1913. (L’uomo senza qualità, 1930)