LA DISCENDENTE


Sono stato a Praga qualche anno fa. E il fatto non avrebbe alcuna importanza, data la sua inesclusività: uno che non si droga non andrebbe mai in una città simile per vacanza. Non fosse però che, in questo viaggio, mi accadde di passare una serata in un fumoir elegantissimo dove i vecchi praghesi (i più dandy) si recavano per toccare cameriere compiacenti o addormentarsi con un Montecristo in bocca senza mogli intorno che sbraitassero. Crystelle, la giovane sigaraia, mi raccontò che l’albergo era stata la sede di una banca dell’800, e al pianoterra, più esattamente in uno dei seminterrati, nei locali che furono il caveau e la sala delle casseforti era stato ricavato perlappunto quell’esclusivo fumoir completamente rivestito di radica nera e senza finestre. Perennemente in penombra, mi disse, a ragione. Il fatto curioso fu però il seguente: durante la serata venni a sapere dalla sua bocca che lei era una discendente indiretta nientemeno che di Franz Kafka, per parte di alcuni zii. Rimasi sbalordito. Ma soprattutto, in un secondo tempo, rimasi sbalordito dalla grandezza dei suoi piedi: troppo grandi per una ragazza della sua età. C’era la possibilità che stesse inventando tutto? Vivo ancora con questo dubbio.

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