LI PO

Se dico di non conoscervi, signora, avrò le mie buone ragioni. Non vi conosco. Carissima zia, vi prego di accettare le mie scuse: il topo è riemerso all’improvviso da un buco del pavimento che ricordavo di aver murato già l’anno scorso. Ricordo perfettamente di averlo fatto. Non riesco ad avere pace, è incredibile. La pasta qui è scotta, le polpettine rancide, nell’insalata si muovono esserini disgustosi. Signora, vi prego di non contrariarmi: smettetela di importunarmi, io-non-vi-conosco. Dovrei forse tendere l’arco quanto vi fa più comodo? Andai incontro agli ospiti che mi venivano incontro: “noi tre, per sempre uniti, vagando senza affetti, infine, in lontananza, saremo alla via lattea”. Milletrecento anni dopo Li Po.

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