PERCHE’ SOGNO SEMPRE PALERMO

Sogno di chiedere una parker al tabaccaio di lusso di piazza Virgilio. Abbiamo l’ultima, mi dice, ma ha un cancro. Aspetti, le faccio vedere. Apre la vetrina, la prende, vede, mi dice dopo averla svitata. Uno scovolino esce, parallelo al refil, come un prolasso di un centimetro e mezzo. Non si può fare niente? Potrei operarla, tornerà come nuova ma, per farlo, dovrebbe firmarmi una liberatoria e, inoltre, dovrei registrare la sua carta d’identità, lei è maggiorenne, vero? Per amore di parker esco la carta dal portafogli e gliela porgo. Stia attento con quel portafogli, oggi sono venuti due volte. Mentre, con un seghetto tagliabalsa, chiamato volgarmente cutter, comincia l’asportazione, entrano: pistole spianate, prima due, poi un esercito di incappucciati. Approfitto della confusione per allungare il braccio e nascondere la mia parker operata sul piano alto di un espositore. Mi aggrappo alla maniglia a fatica, tra urla e spintoni, tento di guadagnare la bussola ripromettendomi: mai più autobussola in Palermo.

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