A questo mi riferisco se penso al verbo “fluttuare”: Leucippo che ad Adbera spiega a Democrito cosa sia l’atomo, come questo si muova nello spazio vuoto soggiacendo a movimenti casuali e incessanti, e in che modo sia contenuto nel mondo che si costituì assumendo forma ricurva (frammento 289). Seguo alla lettera le istruzioni, apro gli occhi, e al buio cerco di vedere come sulla mia testa si possa muovere l’eternità. L’attimo in cui intercetto l’atomo n. 3.456.567.908.123.444.555.120.345. Un brillio.