Ieri sono venuti a trovarmi Alfonso il Botto, Antonio lo Sportaro, Sinforo il Rosso, l’odiato Bernando di Spenna molestatore della mia Gurù, Vincenzo di Squarcia e l’anzianotto Napoleone. Tu sei tu? Mi interrogavano questi banditi con le sciabole in mano (mentre Giufà, con la sua sciaboletta, pisciava a monte della mia casa, ordinandole: tu prendi di qua tu di là tu al centro, inducendo allo scappo Bernardo di Spenna e i suoi scagnozzi.) Allora rispondo in fretta all’unico eroe rimasto in campo con la sciabola ancora sguainata in alto: io non sono io, e abbraccio il fianco di Gurù (deciso a non farmela portare via), io sono Cesare. Napoleone mi fa: tu sei Cesare? E per un momento Napoleone si imbambisce. Ma mi spieghi allora perché quando mi gratto gli occhi vedo un bianco pallido, un blu smorto e un rosso sveglio? Penso che questo sia dovuto al tuo genio, Napoleone. Anche io l’ho pensato, ma lo stesso non ti credo. Con te è finita molte battaglie fa. Sbagliato, non è finita visto che me lo stai chiedendo, che lo stai chiedendo a Cesare, la storia è questa. Se non hai altri numeri, finiamola qua.