JFK non fa vita propriamente militare. Gli è stato dato un decalogo decenni fa, da amici più che stimati. Poche regole ma buone. Perloppiù corporali. Mai rispettate. Il risveglio spesso non coincide col mattino e, talvolta, l’alba è sorpresa di tramonto. La poltrona fa tutto lei: gli estingue ogni eccesso pneumatico e lo droga con la ginnastica del sonno. La poltrona esercita su di lui, anche, convincenti ritardi fisiologici. All’apparenza JFK è un uomo che cammina. Nella realtà un vecchio che sogna di camminare, di avere rapporti bavosi con fanciulli e fanciulle primaverili, di nuotare instancabilmente di piscina in piscina, in mutande e con il corpo di Lancaster: la risata di denti di Burt se la porta, in ogni sregolata ora del giorno, in poltrona.