strologare con cuore leggero
di ciò che lega il mare
cielo dito che duole
e di come il vento si porta via
sonnambule bucce su cui scivolare
se ha ancora senso cercare
l’impronta di un piede o tra tante
la faccia che più ci somiglia
sconvolta nel dormiveglia
in questo quartiere di strette vie
essere il mare che tutto contiene
dosando la bile azzerare
dolore e orrore come una cicca
vecchia sotto le suole
Nicola Di Maio, Cicche, Il Battello Ebbro, Bologna 2015