Quel giorno fecero a fette il monte Antelao, detto anche Il Re. Poi lo tagliuzzarono a dadini. Ogni dadino fu numerato e scrupolosamente schedato. I dadini, a blocchi di trenta, furono inscatolati in recipienti di alluminio tutti uguali e le scatole furono caricate dentro grandi container i cui profili brillavano pigri nelle notti lunari fino a quando il lavoro di imballaggio e stoccaggio, che durò lunghi mesi, non fu portato a termine con la massima precisione.
I container giunsero poi nelle regioni desertiche del Marocco, a Sud di Merzouga, dove una ditta specializzata ha aperto un cantiere e, per come può, sta tentando di ricostruire la montagna.
Molto intensa e significativa! Comporta un grande lavoro e una grande sfida l’integrazione di questa umanità in movimento…ma niente è impossibile.