La macchina che mi supera va più lontano dei miei pensieri. La faccia dell’autista mi insospettisce: mi riporta sui sentieri erbosi della memoria. L’ho seguita, superata. Al momento del sorpasso quella faccia mi ha sfidato con un ghigno anoressico che è volato a folle velocità. L’ho tallonata su una strada in salita e contorta: un duello. L’ho superata. Volevo rivedere quel ghigno, carpirne il messaggio. Sul lato destro della faccia non c’era quel ghigno ma un’ombra neroverdastra di muffa. Superandola avrei voluto abbandonarla ma non fu possibile. Quel boomerang mi insegue e mi supera. Sul lato sinistro il ghigno s’è inerpicato fino al tetto dell’automobile. Pensai di fermarmi. I pensieri mi vorticano dentro, mi rasano gli intestini. Non potevo. Quella faccia che non avrei più voluto vedere mi trascinava. Non riuscivo a sottrarmi alla curiosità, volevo sapere tutto dei suoi viottoli intestinali, delle sue arie. Ricomincia la sfida. In piena curva pianta i freni. Quasi lo tampono. Scende dalla macchina e mi viene incontro. Scendo anch’io, ci guardammo. L’erba dei miei pensieri fece quadrato su quella faccia. Niente da dire. Non era una faccia ma un groviglio informe retto da ossa appuntite che navigavano senza meta sotto una pelle arida. Rientro in macchina. Faccio manovra e ricomincio la sfida. La strada sale sempre, in salita e contorta. Io corro, accelero di più. In lontananza un tornante, un puntino a cui non ho niente da dire. Quanto tempo perso per dare nuvole ai corpi. Ho continuato a salire. Mi sono inseguita con destrezza al cambio. Quasi una professionista. La strada è lì, sotto un cielo affaticato e devo seguirla, metterla in ordine insieme ai miei pensieri. Corsi. Un tornante squarciato: una vista del vuoto asimmetrica e incorniciata di vento umido e capriccioso. Un gomito appuntito contro una pietra. Filamenti pop-art su un terrapieno brullo. Un orecchio scoppiato e capelli interrati in una buca più a valle. Su una foglia di manto stradale una manciata di pensieri disordinati dal suono di un organetto che infuria la voce di Waits.
DUEL
fa capire (da INSETTI 2002)
26 Novembre 2024
fa capire che ce l’ha con me mi parla guardando una mosca ‘parli con me o con la mosca?’ ‘eh? Read more.
29
26 Novembre 2024
solo fra le righe si sente confuso indeciso sparpagliato non sanno più dove e come cercarla né come metterla se Read more.
n. 94
26 Novembre 2024
I piccoli luna park sono quasi spariti. Con l’autoscontro, il tiro al bersaglio e la casa degli orrori. Lo zucchero Read more.
CI SAREBBE
25 Novembre 2024
Veramente ci sarebbe da aggiungere le mani. Ci sarebbe da togliere capelli e capezzoli e il muscolo sartorio e l’intestino Read more.
TASCHE D’ARREDO
25 Novembre 2024
Se sapessi come mi diventano gli occhi quando sposto il baricentro e il cielo. C’è una ruga che si intreccia Read more.
L’OCCHIO ANCHE SE DEGLUTISCE
25 Novembre 2024
l’occhio, anche se deglutisce, è un segno umile. le sue linee quasi spammano l’idea di freschezza prospettica – come sui Read more.
NELLA MELCINA
23 Novembre 2024
Qui, l’artigiano Koll è in tenuta da cameriera. Porta un abito succinto, un grembiulino e un fermacapelli di Swarovski: si Read more.
da DIARIO PALERMITANO (7)
23 Novembre 2024
In via La Marmora, sul vetro del negozio del barbiere, una scritta avverte che “il rumore disturba, non abusare del Read more.