LO SPARO

A quell’ora smette di pensare agli orrori cui è costretta a assistere. L’errata interpretazione di un passo dell’Eneide, l’amante che ancora si aggira nel nome di una paranoica attrazione dei corpi. Loro non sono più il suo prossimo, né, ancora meno, il suo adiacente. Piuttosto si preoccupa del caffè che si  raffredda e del fatto (ben più grave) che nelle condutture dei tubi non ci siano piazze intitolate a una generalessa. Scava nella memoria retrograda fino al punto in cui convergono tutte le tribù di topolini che la accudiscono incessantemente. L’immagine le si presenta con nitore incredibile. Il sogno riemerge: lei coi capelli bianchi. Decine di soldatini rosa che ora si arrampicano sui capelli canuti.