ZIOMEGLIO FINIS

Ziomeglio abita una casa di cinque stanze con
centosettantatre sedie, al momento.
Ci sono sedie dappertutto, dunque.
neppure riesci ad aprire la porta d’ingresso se
non spingi, quindi.

Tutte le sedie con gocce di rosso.
Sangue? Ciuffi di lana di pecora spennellati di vernice? Solo è che
a Ziomeglio piacciono i pomodorini di Ispica.
Li mangia fossero noccioline.
Di tanto in tanto una goccia di Ispica gli cola dalla bocca.
E marchia le sedie.

Tutte le sedie hanno muco a gocce di Ziomeglio.
Questo perché perennemente raffreddato.
Gli scappano dal naso e
trattenute dalla giungla di legno non riescono a raggiungere il pavimento.
Le gocce di muco marchiano due volte le sedie.

Tutte le sedie ricevono sputi di tosse che le trimarchiano, anche.
Ziomeglio è nato vecchio e con la bronchite perpetua.
Ogni volta che tossisce scaracchia.
Non se ne salva una.

Nella casa di Ziomeglio
l’ingresso il corridoio la cucina il gabinetto sono praticamente sedie.
Ci si può muovere soltanto scavalcandole.
Non c’è spiraglio nemmeno per cadere.
In cucina sono appese sul tetto, alle pareti.
In gabinetto sono una sull’altra, una contro l’altra.
Si fa pipì in gimkana.
Quasi mai si fa centro.

Molte sedie, nella casa di Ziomeglio, non stanno meglio di lui, sono più vecchie di lui.
Respirano male nelle stanze piene di sedie.
La più piena è la stanza da letto.
Sedie pure sul materasso.
Ziomeglio, quando si deve coricare, si siede.

Si piega in due in tre in quattro.
Infila l’intero corpo tra le gambe.
Si contorce e giravolta senza però la grazia del ginnasta.
Sogna di segarsi in due in tre in quattro. Di
essere sedia tra le sedie.

Le sedie sono vecchie ma non antiche.
Questo perché Ziomeglio non è un vecchio ricco ma
un povero ricco.
La passione insana per le sedie lo fa ricco.

Le raccoglie di notte sotto i balconi.
Da lì gli uomini si liberano delle rotte sedie
fossero cacca & pipì.
Vorrebbero buttare mogli mariti figli figliastri e
suoceri e
suocere e
armadi consolles tavoli letti.
Vorrebbero, dovrebbero.
Dovrebbero, vorrebbero buttarsi
senza coraggio.
Ziomeglio sotto i balconi a braccia aperte
para tutte le sedie.
E’ Lev Jasin al XXI secolo.

Stanotte ne ho trovate due accanto un cassonetto.
Stanotte ne ho trovata una sperduta nei prati.
Stanotte ne ho trovata una mezza davanti l’ascensore che mi aspettava.
Stanotte, una che era ancora viva.
Questi i sogni ricorrenti di Ziomeglio.
Sogna anche sua sorella come una sedia.

Certe volte finge di bussare.
Perché bussa gli dicono.
Non lo vede che non c’è porta? Gli dicono.
Se non c’è porta ma una saracinesca alzata che bussa a fare?
Gli dicono: entri.
Non entro non mi permetterei, però
entrerei se:
avete qualche sedia da buttare?

Nell’appartamento di Ziomeglio, tutte le stanze sono affollate da
vecchie sedie tranne una.
La stanza degli ospiti.
La più vuota, la più desolata.
Ha le pareti scrostate.
Scaglie di dipinti di sedie di tutte le forme sparse sul pavimento.
A chi riuscisse valicare ingresso e
corridoio, Ziomeglio
amerebbe dire: prego si accomodi.

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