“Durante il primo quarto di questo secolo la gente d’affari che aveva i propri uffici a Boston, in via State, o nelle vicinanze, si era senza dubbio abituata alle cadaveriche e straordinarie sembianze di mio zio, Bascom Hawke. Tutti i giorni non festivi, prima delle nove di mattina, egli soleva sboccare da una uscita della metropolitana e sostare un momento, indeciso, sul marciapiede, causando un brusco intoppo nella marea frettolosa della gente che gli spumeggiava, rapida, intorno, mentre lui se ne restava immobile, sui due piedi, con le sue enormi mani ossute comicamente strette alla cintura – quasi a trattenere se stesso.”
Thomas Wolfe, “Un uomo: Bascom Hawke”, in “Americana” Bompiani, 1941