(L’OCCHIAIA. 47.”Bipedi 2”)

Infila la mano ispessita dai calli in un varco tra i bottoni traballanti del giaccone rosso fiaba e, conscio di tenermi sulle spine, la lascia brancolare per un bel po’ nei pressi di una tasca interna prima che tiri fuori il portatessera di plastica rosa di un rosa sboccato, ostile, che, dopo una teatrale lemniscata, adagia già aperto sul ripiano del bancone. Fianco a fianco, sotto l’acetato ingiallito, spiccano due foto: una lo ritrae a mezzo busto, giovanissimo e militare, l’altra – un ritaglio sgraffignato a un settimanale – è un primo piano di un attore colto nella sua espressione più tipica. “Mi somiglia tanto, è vero?” mi chiede mentre fa scorrere un’unghia sui tratti che crede d’avere in comune con Amedeo Nazzari…

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