RACIST?

Gli italiani non lo sono. Chi lo sostiene ha avuto una brutta malattia. Ha dormito nel vomito. Negli anni sessanta tanti siciliani hanno traslocato a Torino. Per lavoro. Felici di potere guadagnare e comprarsi da mangiare. Di vestirsi, di sognare. Nel sogno non c’erano i cartelli NON SI AFFITTA AI MERIDIONALI, VIETATO L’INGRESSO AI SICILIANI. Per applaudire il sogno si portavano piccole piantine di basilico che innaffiavano in treno e che continuavano a fare crescere nell’umido del ‘bagnetto’. L’odoravano e l’adoravano come fosse cocaina per affrontare la quotidianità ripiena come polpettone di occhiate e gestualità schifate. Il papà di una mia amica, tornando a Trapani per le ferie estive, ci raccontava cose belle cose brutte e si poneva e ci poneva una domanda: secondo voi perché l’affittacamere mi ha costretto a buttare la piantina di basilico che tenevo sul lavandino? Perché? Per me, diceva, la signora non conosce la poesia, non capisce la poesia che nasce dal profumo del basilico: quarta elementare. Ecco, noi siciliani possiamo forse dire che i torinesi non sono poetici? Poi la mia amica seguì suo padre a Torino, studiò e si laureò. Diventò importante. Quasi tutte le estati ritorna, viene a trovarmi, mangiamo spaghetti al pesto. Quando riparte mi abbraccia forte, mi stringe al petto: devo portarmi una fetta del tuo calore solare. Baci, bacioni, qualche lacrima mentre imballiamo il vasetto di basilico che porterà via e innaffierà in auto e poserà sul suo balcone torinese.

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