bevendo prima riprendermi ciò che è mio sento l’impressione di essere in un blue screen tecnica cinematografica che permette di riprendere attori oggetti animali isolati dal contesto in cui si trovano grazie forse allo sfondo uniforme blu successivamente rimosso da un altro sfondo fotografato in precedenza dando così l’impressione di trovarmi effettivamente in quel contesto una sensazione di un attimo attraversando il muro dipinto di blu del locale che mi ha inghiottito come fosse un blue tongue una malattia virale trasmessa dalla puntura di un insetto che provoca la febbre catarrale dando anche la “lingua blu” che ho visto in un bue del mio amico e non so perché mi è venuto in mente che potevo sapere in quale parcheggio di circoscrizione si trovasse il mio bus tramite il servizio trasporti col bluetooth per mezzo di onde radio dal “dente azzurro” soprannome del re danese harald II (sec. X) improvvisamente riuscendo a ricordare anche il nome del fiore della ballerina in giacca nella gigantografia del cartellone un bluettem di gradazione più intenso del celeste e più chiaro del blu tipo fiordaliso mentre dal locale esce un bluette una breve composizione pianistica di genere leggero elegiaco una scintilla dal sound check provando anche la mia di strumentazione cerebrale che realizza di essere vittima di un grande bluff come nel poker un rilancio non giustificato dal possesso di una combinazione vincente fatto allo scopo di far credere agli avversari di avere un punto alto e indurli a rinunciare al gioco senza chieder di vedere le carte insomma una prepotenza statale e vanteria infondata una montatura da parte del comune che credo non avrà più carte dal mio banco per continuare a scommettere in borsa
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