1927 le fragranze dei caffè decaffeinati, le tracce cancellate, il venditore di frutta a nuovo, un hotel alla vecchia cassa. Le filigrane
facce desunte da improbabili incontri post lavorativi
la finestra col vetro lineato, il giardino malmesso dalle cattive frequentazioni, la bonifica sospesa
per strada la finestra col vetro rigato a stella gettata ai piedi di un palo, mi fermo a guardarla, non riconosco il sogno
divieti e tecnologie avanzate si adeguano. Dileguano l’attenzione
la disputa degli universali evocata da tre sventole chiacchierone al Père-Lachaise. Caccia ad intimità sepolcrali e moine illustri:
ante rem, post rem… pausa eterna e aggiungo: in re, si gira
la pietra dà forma alla morte, la pietra consunta e interdetta mi guarda
bisticciano per i percorsi dritti da invertire i capelli viola da fare verdi spiriti a freddo giapponesi croccanti con la mascherina
aspetta in nero con la veletta rossetto blando dell’ aldilà dimostrato e spiegato liscio lucido nell’equinozio
una pena tranquilla
rue verd musica anni ’60 la ragazza della brasserie veloce e comunicativa, tre ragazzi con una carrozzella e poi arrivano ancora altri due
feticismo artistico postmediale, non depositiamo un bel niente ci incuneiamo tra gli scaffali delle terre e dei pennelli e delle carte gli inchiostri
seminari e conferenze saloni piazze e insetti negli interstizi e tele
volgarità funzionale alla porta d’uscita l’architrave della capanna di Gauguin
potrei averla vista per caso ma in quale disposizione? consolazioni grammaticali sintattiche guizzi confidenze
attentato annunziato alla torre le porte aperte della metropolitana e la folla
effetto alone, nostalgie
incontro andrea e dessi