Quanto all’essere diradato, passo volentieri la parola al mio orologio, al quale non spiace il piacere di starsene zitto. Il mio orologio sa quanto ami passeggiare in silenzio, cosa fare se scocca l’ora. Più che amici siamo amanti annientanti. Su una panchina immaginaria del fiume Oreto sediamo ascoltando il niente, l’acqua che non scorre. Un giorno scocca l’ora e il mio orologio, nel flusso esangue del fiume Oreto e sulla panchina, si dirada con me. Disdegnando i vocalizzi nella lingua degli orologi che è lingua di numeri.
SU UNA PANCHINA DEL FIUME ORETO
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