AI BORDI DELLE CRODE

Quando tutto sembrava ormai perduto e i carrarmati turchini stavano sfondando le porte della città a colpi di letame e i cacciabombardieri avevano abbattuto le torri con una grandinata di lune marce e drappelli di bellimbusti invadevano le piazze sparando a ripetizione denti e molari con fucili d’assalto e la pioggia di muschio scagliata dai razzi appesantiva i tetti e il vento radioattivo carezzava con triste malizia i capelli delle ragazze e i maiali volanti allagavano la cattedrale di santa Adetokunbo col loro vomito al sapore di caramella d’orzo, quando sembrava che tutto fosse ormai perduto ed eravamo pronti a venir fuori in fila con le mani alzate, ecco che apparve, piccolissima ma ben visibile. Era notte profonda. Ed ecco che lassù, ai bordi delle crode più alte, boccheggiava, come un cucciolo di contrabasso, la stella della consapevolezza, quella che il mio popolo aspettava da millenni.

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