DELLE CAVE NASALI E DI CARMINE

Carmine. Ogni giorno alle 11 al tavolino di Ilardi, il principe dei gelatai della stuporosa città, osserva con le spalle il mare. Ordina e subito comincia a scaccolarsi. Con la passione di chi ogni mattina usa farlo controllandosi allo specchietto retrovisore. Carmine. Se mai avesse lavorato, sarebbe schiattato prima di nascere. Il mestiere che gli permette di vivere, grazie a una rinite anodina che lo perseguita di notte ma lo rende felice di giorno, è quello di sedersi dove abbiamo detto, cominciando a scavare dentro le sue cave nasali. Ogni caccola mira quello che ha ordinato. Che ordina? Ogni mattina uno spongato di zuppa inglese. Le caccole, più delle lacrime di cioccolato, più delle spinazzole di zuccata, più dei baccelli di vaniglia, più delle spruzzatine di archermes colpiscono il gelato. Esaltano scientemente il concetto inglese di zuppa. Quando la coppa è perfettamente guarnita, le caccole scivolano mimetizzate nel gelato mobile inglese e, molto scioltamente, ne colonizzano il fondo. Carmine. In un brindisi solitario alza la coppa, ne casca il contenuto nella sua bocca a sacco. I turisti, all’inizio sorpresi, a piccoli passettini di seggiola si avvicinano. Tutti attorno a Carmine, pagando, a turno imparano a sparare caccole sui loro gelati.