SCRIVIVERE

La scrittura è un processo e non un progresso. Si gira sempre attorno a se stessi. In modo più o meno giustificato. Lo scrittore seguendo, così gli sembra, un input eudemonico, viaggia dentro la sua stanza fatta di parole. È la sua prigione verbale, la sua galera linguistica, il suo carcere semantico a vita. Lo scrittore vive una condizione sin delirante nello spazio millepiani del reale dove soggetti ed oggetti innumeri si accumulano, si mescolano, si confondono, si perdono e talora, raramente, si trovano. Il problema dello scrittore è che la scrittura non lo aiuta a vivere. Si può scrivere tutta la vita avendo una vita completamente infelice, disperata. Perché forse scrivivere è sempre una catastrofe, è un trauma.