forse è apricena senza porticati
col bar centrale pieno di operai
dove incontro le stesse domande
che non ricordavo più
o è milano deserta delle 3 di notte
quando diventa atomica stellata
mio padre parla inchiodando palazzi
ferme le auto chiuse le finestre
asciutte le stanze piene di sonno
camminiamo in apnea tutta la notte
con scarpe sbagliate
ed è ravenna quando uno gnomo
con un’antenna d’oro sul tamburo
sembra quasi sorridermi
o forse non è nessuno
il giorno passa aspettando un ingaggio
forse sono altre mille strade
non ricordo nomi
o è che i desideri sono cose in pausa
che creano corrente nei vuoti
dove affogare e riemergere
in un mare di richiami