NONNOCLORO (IX)

Osservandolo ero terrorizzato.
Durante lo sfrigolio iniziale si formano scintille pesanti fermamente sospese
in un alone di aria solida. Hanno un colore piuttosto scuro, di evacuo ovino, e
dimensioni simili. Vanno in un momento successivo, da destra verso sinistra,
prima lentamente poi rapidamente. Infine, se scoppiano prima di raggiungere gli altri,
che stanno un po’ sbottonati, in circolo, sulle poltrone di vimini, si
dirà che il fenomeno è verace, se sorvolano intatte tutta la zona si dirà che è
infido. Ciò che appunto terrorizza in nonnocloro è la resistenza. Fa pensare
a quella del tetravolo Noè, assolutamente intraducibile, e tipicamente monarchica,
secondo l’uso dei corrispondenti d’allora, nello stesso cortile, e con l’ora
e la stagione analoghe, degnamente ricevuti anch’essi per attrito retorico esplodevano.
– la moglie del sindaco sta tuttavia, disdicendo i miei calcoli, con le anche
strette, fuma, si appoggia alla vasca con la mano sinistra, ogni tanto chiude
gli occhi e dimenandosi si assesta; è magra, alta, crocchia scivolata,
biondastra. – elevate a potenza le scintille decidono necessariamente di essere consumate
come collezioni di fiori, di cavolfiori, di cappucci e code di finocchietti selvatici.
– nonnocloro comincia a sudare, stringe il fiato e le palpebre, dice
‘mà mà senti mot si mott. Eh. Mà,
eh no. Ti amo. Ti. Mm.’
non tutte scoppiano e allora
l’arca filtra più intensamente. Percepisco l’odore delle verdure e il gelo
sulle braccia dove c’è la bava delle lumachine. Quest’ultimo mi diverte.

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