Maso accende di notte il registratore e ascolta il fritto dei fruscii captati nelle stanze vuote. Al suono registrato si aggiungono immagini rasoterra velocissime soggettive virate in negativo come scorribande di topi in colori innaturali ed acidi.
La ragazza del melograno dorme.
Maso con in mano microfono del registratore, al centro della cucina a registra il silenzio.
Rumore dalla sala attigua: brontolio forse peti o flauti sfiatati o come di un liquido deglutito. Brusio sul metro di una respirazione affannosa e sibilo in crescendo:
oh sole mio! lanzichenecco (cantato)
Sole che sorgi libero e giocondo! (cantato)
Posa microfono e spegne il registratore sul tavolo della cucina.
La porta della sala attigua si apre e appare Madre Badessa la dottoressa.
Maso: chi siete?
Madre Badessa: il vostro antenato mi rapì al convento.
Madre Badessa prende per il braccio il protagonista lo guarda da capo a piedi e dice consegnandogli l’astuccio degli occhiali : tenga, presto, ci aspetta !
Il gioco si svolge in una sala dove solo il tavolo è illuminato. Teste in ombra e mani in luce. Il posto destinato a Maso è vuoto, pronto con le mazzette di soldi finti, con impazienza è atteso.
Maso si siede.
Madre Badessa: lanci, è il suo turno
Maso prende i dadi nelle mani li scechera generoso li lancia.
L’Antenato, trasandato nel vestire da campagna calzoni e giacca di velluto consunti, piglio arcigno, con tono fermo:
Sei e sei dodici
e sposta di 12 caselle la pedina di maso protagonista.
Notte. Una strada di Palermo nei pressi del teatro Massimo che si scorge sullo sfondo.
L’Antenato prende i dadi nelle mani a conca li agita vi soffia dentro lancia. Fa Due.
Madre Badessa: uno e uno, due e sposta di due caselle la pedina dell’Antenato.
L’Antenato: ah no
Madre Badessa ( contrariata) : E perché?
L’Antenato melanconico: faccio io.
Rimette a posto la sua pedina e ripete lo spostamento: uno e due.
Notte. Altra strada di Palermo sempre nei pressi del teatro Massimo. Il selciato riverbera la luce gialla dei lampioni.
Madre Badessa: tocca a me! Lancia i dadi: due e tre cinque
L’antenato: alla faccia dell’ avarizia di vostro padre…
Madre Badessa spostando la sua pedina di cinque caselle, con soddisfazione: uno,due, tre, quattro e cinque!
Notte. Altra strada di Palermo nei pressi del Teatro Massimo, la Casa del Mutilato, la caserma dei vigili del fuoco, un vecchio muro di tufo.
Madre Badessa: è qui che avete fatto le vostre porcherie!
L’antenato: Vi compro case e alberghi
Madre Badessa: Ti devi ipotecare le corna e sputare i soldi
L’Antenato agitando le mazzette del gioco nei pugni: Tutti quelli che vuoi sgualdrina
Madre Badessa: i soldi veri, porco!
Maso assiste con espressione spaventata e labbra a boccio, insiste, mani protese
lancia i dadi: sei e sei, dodici
Madre Badessa: Culo!
Maso sposta la sua pedina nelle caselle.
Notte. Una piazza di Palermo nei pressi del teatro Massimo poca luce.
L’Antenato con sarcasmo: deve aver capito … l’antifona
Maso conta i soldi e compra e sistema una manciata di case
Madre Badessa: degno erede della tua deboscia
L’Antenato posa una grande chiave sul tavolo
Madre Badessa: c’è già luce, si metta gli occhiali presto!
Accenna cantando al motivo della marsigliese. L’antenato la segue stonato.
Il tavolo si svuota come d’incanto solo la chiave rimane sul tavolo.
Maso, prende la chiave, se la mette in tasca, indietreggia veloce ed esce dalla stanza turandosi le orecchie.
Maso confida al registratore: da qualche parte e i numeri giusti salteranno fuori al momento buono…
apre l’astuccio degli occhiali che prende dalla tasca, verifica l’integrità delle lenti e l’inforca. Si avvicina alla finestra, non la apre.
gioca col palmo della sua mano con i raggi di luce che filtrano dalla finestra, si, no, luce buio, polvere .
I suoni della caccia alla volpe in esterno.