SOLE/LUNA (Settimo)

Lei nel viale verso il cancello, vestita come il giorno dell’arrivo, Maso la segue portandole la valigia.
Al cancello le consegna gli impedimenti e la saluta fazzoletto in mano dicendole:
Addio, addio, addio

Dissolvenza: stanza da letto all’alba: lei e Maso distesi sul letto nella luce del primo sole.

Dissolvenza: la stessa stanza nel pomeriggio. Lei e Maso distesi sul letto. Lui le accarezza i capelli e il corpo illuminato nella luce viola del pomeriggio.

Dissolvenza: Maso si alza dal letto e si stiracchia, lei rimane distesa nel letto. Nella luce del tramonto

Dissolvenza: Notte. Maso ancora disteso nel letto e panoramica sulla stanza illuminata da un paio di candele sino a scoprire lei che in piedi in camicia da notte fruga nei pantaloni di lui ripiegati sulla sedia. Tira fuori la chiave, la lettera. Tenendo chiave e lettera nelle mani ben in vista ad altezza d’occhi si rivolge a lui sul letto.
Lei: un vero uomo tiene sottochiave il palazzo interiore
Maso la guarda mentre poggia la chiave e lettera sul letto e si appresta a rivestirsi con gli stessi abiti che indossava all’arrivo. Prepara la valigia con mani sicure e veloci.

L’albero di melograno carico di frutti, solitario nel campo assolato

Dissolvenza: lei sola con le valigie nel paese deserto verso la stazione della corriera.

Dissolvenza: Le mani di Maso svelte nell’imbustare la lettera ancora chiusa in un’altra busta e a sigillarla con ampi colpi di lingua. Apre un cassetto della scrivania e vi ripone la busta chiusa, la chiave e ancora la bobina del registratore, tre, melegrane.

Maso ad alta voce: un uomo sano è quello che tiene sotto chiave il pazzo interiore

Nuvole velocissime nel cielo. Più lente. Ferme.

Proiettate sulla parete scorrono le immagini di un film del 1920 b & n sbiadito righe veloci che si rincorrono tra muffe e graffi fioriti che si rompono ricompongono e si confondono con le ombre mobili dei corpi.
La voce di Maso sul rumore meccanico del proiettore:

Sogno il segno mancato. Preciso, ripetuto e muto. L’impossibile e il desiderio. Il vuoto e l’intenzione bloccati in testa, nell’apparecchio che non funziona.

sogno – significante residuale – mancanza – ricerca –

il film continua srotolarsi sulla parete: Aretusa radiosa dopo la piscina, sensibile al fascino dell’acqua del maschio, del muschio, preferita da Artemide, danza

Maso nella penombra apre e chiude cassetti, cassapanche, dispense e ripostigli alla ricerca di qualcosa, ancora bobine per il proiettore. Le trova in un cassetto che ne contiene un mucchietto tra altri oggetti lì alla rinfusa. Contento richiude il cassetto. Si mette gli occhiali da sole, apre la finestra sputa al

Tramonto del sole gridato

Rientra in camera, va in cucina, riempie d’acqua un catino di rame ritorna alla finestra aperta sta per gettare la secchiata d’acqua in direzione del sole nel tempo di calibrare il gesto guarda il cielo opposto al sole e trova

la Luna! gridato

posa il catino sul davanzale della finestra l’orienta perché la Luna si rifletta tonda e piena bianca nell’acqua scura muove il riflesso col dito la luna schizza in lampi lattiginosi.
Il film continua sul muro. La danza vagamente erotica di belle velate. Il pavimento è insanguinato dai chicchi dei melograni, sedie e tavoli si avvicinano compiacenti: Elettricità statica? Magnetismo? non importa

Maso canta per ogni stanza canzoni napoletane.

Stop

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

monologo esteriore n. 4
non ho ancora imparato a pensare un pensiero alla volta con queste maree che inondano me tra la cucina [e Read more.
SONNO
Stiamo dormendo e mentre mi abbracci diventi un manichino. Diventi leggerissima e galleggi nell’aria. Siamo circondati dalle acque. Siamo circondati. Read more.
da DIARIO PALERMITANO (13)
Fragore assordante. Forse è caduto un palazzo. Con il motociclo svolto a destra; alle spalle, fumo e polvere. Svolto a Read more.
CHI SONO
mi chiamo Ettore Bultrini, di professione estrattore. C’è un ritorno di minaccia nella parola che designa il lavoro che faccio, Read more.
IL VESTITO BIZANTINO – 72
Morirò col fiato al collo E da sùbito figuro di perdermi Nella manciata di anni che mi offende. Cialda amara Read more.
L’ANIMA DEL GATTO 6
Si disse tra noi arancio trifogliato spinosissimo e fu già sopra ad ogni ramo, attendeva già al mappale dieci della Read more.
STORIA DI GIOSTRAI (6)
Giostraio o giostraia (il che significa anche idraulico ed elettricista e meccanico ed ebanista e bigliettaio … ), vita di Read more.
GLI OCCHI DEL MARE COME FOGLIE
gli occhi del mare come foglie non si attaccano alle mani dopo la cottura. le onde maligne e pallide dicono Read more.
ANGOLO DESTRO PAGINA 31
Da quando ho letto di quell’uomo che amava volontariamente dimenticare tutti i nomi, ho cominciato a conservare le parole con Read more.