ancora prima dell’alba in un buio striato tocco un porticciuolo. acqua bassa immobile nera. barche coperte. vele avvolte. sono tutti in casa. dormono. il sonno li ingrassa i corpi caldi e sporchi. qualcosa piedi naso denti orecchi disturbava la linea di queste carni.
hanno costruito un castelluccio dove il porticciuolo s’incurva alla base del moletto. quattro torrette ai quattro angoli. in ogni torre nei suoi piani ribassati stanno corpi lunghi. denti rotti e assenti dita spezzate tagli profondi sui calcagni. altre parziali omissioni per sconosciute morsicature sottomarine. li punto con una pertica d’alluminio. il puntale affonda ma quei corpi non reagiscono. poi guardando meglio scorgo sull’estremità di ogni dito di mano e di piede un occhio semichiuso. pelle rinocerontesca. accanto fuori sul mare nero e quieto barche immense che pulsano che lasciano scorrere dai fianchi a pipì un liquido nerogiallastro. scruto oltre il velo giallastro di superficie. ci sono pesci rossi immobili col capo allinsù e la coda in fondo. disposti in giri concentrici. brillano cupi.
mi sembra un chiaro suggerimento. allungo l’indice dentro l’acqua. non si muovono. ne sfioro uno. terribile scossa mi squarcia i muscoli del braccio e spruzza nel mio sguardo latte neuronico. urlando mi allontano dal fossato. inseguito nel buio dal fischio rotatorio di punte metalliche e dentate.