STORIE DEL SIGNOR JFK (127)

Colta una foglia di rucola dalla vasca da bagno sotto la pioggia, JFK pensa quanto rimane buona la bocca e quanto invece cattiva dopo avere rubato un cornetto dal freezer. Spaparanzatosi nel degrado algida del suo letto-abitazione cerca di fare bingo indovinando la modalità della propria morte. Escluso il suicidio, cinturato dalla non voglia o non possibilità di muoversi, niente cancro, a 84 anno i tumori viaggiano più lenti di una carrozza trainata da lumache, niente coccolone, il cuore batte bello e forte per una poiana che ogni giorno si alza in volo per lui descrivendo in cielo lettere non d’amore. Quando JFK si riprende dal suo torpore altalenante continua la ricerca, niente cirrosi perché JFK non ha più fegato, niente per rapina perché nessuno sa più dove abiti JFK, niente occlusione intestinale perché da 84 anni JFK non mangia, niente aneurisma, da tempo JFK non ha testa che per la propria pancia che partorisce innoque parole con la q, niente malaria, JFK vive ormai in una specie di asettica cella frigorifera, niente incidenti di moto, la sua R45 giace piegata in due nel trumò di casa dietro la vetrina, niente aids, perché JFK nel secolo scorso ha fornicato solo con topi, rane, buffe maldestre e muri col buco. Niente cadute accidentali. JFK non riesce a immaginare come morire e sta male, prova a chiudere gli occhi rimandando a domani ma, al comando, le palpebre non si abbassano.

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