tutto più muore nei giorni dell’ermetismo,
oltre le pareti. il tempo, infine, va in fumo.
lavorammo per questo. emanciparci, non separarci.
vi è crudeltà nei monologhi teneri se il corpo li addomestica.
ma la parola è fango, un’eccellenza,
la scoria delle mani lavate, la buccia del limone.
emanciparci, non perdere i residui.
anzi raccoglierli, imballarli
restituirli a un ricordo triestino,
l’istituzione negata di una scopata,
fu lì che dissi: nascondiamoci,
rifiutandomi di essere pertinente.
TUTTO PIU’ MUORE
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