Caro Don Sciortino,
sono una settantaduenne vedova e pensionata che le scrive dalla Lomellina con la devozione della madre nel cuore.
Ho un figlio grande e sposato che qualche giorno fa ha dato alla luce un bellissimo bambino con sua moglie, che a vedere mio nipote la vita si riempie della gioia del Signore.
Tra una settimana ci sarà il Battesimo e mio figlio vuole dare al bambino il nome di Chiara, poiché è devoto a Santa Chiara tramite me fin da piccolo. Io gli facevo pregare a Santa Chiara, e il suo attaccamento per la Santa nasce da queste sue preghiere che recitava dalla culla in poi.
A me, quella di chiamare il bambino Chiara, sembra una scelta di purezza. Anche mia nuora la pensa uguale e non ascolta le voci del paese, che dicono che chiamare un bambino col nome di donna porta il malaugurio.
Come me, mia nuora sa che, con la grazia della Santa, suo marito è riuscito negli studi e che adesso lavora da geometra al comune, non facendo mancare niente alla sua sposa. E ciò in quanto la Santa lo ha aiutato nel diploma del lavoro e, di sicuro, aiuterà anche a mio nipote Chiara, con la preghiera riconoscente.
A me spiace solo per le voci delle persone di qui, ma poi penso che chi non capisce questa fede sincera che si arrangia pure.
Ho dell’arroganza a pensarla così, che non do peso alle voci del paese? Se sì, mi scuso in anticipo e aspetto con ansia il suo consiglio spirituale.
Nell’ossequio,
Ida Riscoli
*Quando gli avevo scritto, Don Antonio Sciortino, attuale direttore del mensile religioso “Vita Pastorale”, era, tra le altre cose, responsabile della rubrica “Colloqui col padre”, rubrica di “Famiglia Cristina” in cui rispondeva alle lettere dei lettori, affrontando tematiche di ogni tipo.
**A oggi, la Signora Riscoli e io attendiamo ancora risposta.
*** foto di Andrea Fiorito