(seconda domenica d’aprile – 19,l0)
ho ascoltato due ore syl e mio cognato che parlavano dell’espi dei sindacati dei metalmeccanici della cassaintegrazione dell’amministrazione criminale. di tanto in tanto mollavo e andavo a guardarmi le piante sul balcone. a bere un bicchiere d’acqua o dare un’occhiata a cerusico alla tv che stava malamente imitando charlot. e ascoltavo gli operai e i lavoratori generici. e il mondo era grigio e tranquillo. massimo fabio chio e ra dilà facevano fracassini strillavano rompevano qualche piccola cosa adatta alle loro manine. quando esageravano mi alzavo andavo mi facevo vedere truce. ritornavo. mio cognato e syl infervorati procedevano. ogni tanto mia sorella aggiungeva la sua. e così in questo imperfetto domenicale quasi nient’altro. anzi senzaltro nient’altro. perché il mio umore non é più niente non é più qui non é percettibile. non gli concedo alcuna concretezza. vermi in una mela. poi come scrive quel ragazzo anche le stelle si dissolvono. e questo ma proprio questo che é la qualità del mio umore é niente. domani ci sarà il problema di trovare se lo troverò qualcuno che mi accompagni all’assicurazione per denunciare l’incidente d’ieri. ci sarà lavoro conti e minimi bilanci da controllare con caterina. – che c’entro io con tutte queste faccende? il mio sonno costante. la mia obliqua emicranietta. il mio alito acre, verminoso. che c’entrano con me?