Tra qualche ora donna mi sarà di nuovo accanto, non saprò come salutarla, dove carezzarla, la distanza non ci ha legato, il tempo non ci ha aiutato, tra poche ore lei sarà di nuovo con me e non saprò accoglierla, farfuglierò, alla stazione sarà tutto nel segno della soggezione, tra poche ore io non saprò cosa fare, metterò in moto la mia testa in poche parole, tutto dovrà ricominciare, il sogno di un un’attesa, l’attesasogno potrebbe essere perfetta ma, tra poche ore, non sarò preparato a quanto mi sono preparato, riceverò un regalo che non saprò ricevere, il treno sta arrivando, un accelerato prelamento, non so accoglierla, non so l’accoglienza, tra un momento qualcuno arriverà e avrà un nome, un’aspettativa, è lei, ma quale lei, certo donna, però l’attesa la trasforma la confonde, tra un momento io non saprò chi abbracciare, dopo tanto viaggio sarà arrivata per almeno un bacio, ma doveva proprio arrivare in questo momento, non so cosa mi aspetta non so chi aspetto, chi aspetto non ha aspetto, non aspetto nessuno vorrei dirle, intanto che dal treno lei scende, sei tu, non posso avere dubbi in questo momento, abbraccio bacio, è una donna per caso oppure è donna, non mi rispondo, le offro un passaggio ma a chi offro un passaggio, soprattutto, dove la sto portando, chi sto portando, non è salito nessuno forse ho anticipato i tempi, ho preso nessuno, ho anticipato i tempi per paura, ho finto di prendere qualcuno, ho solo immaginato di prendere qualcuno, donna per esempio, nessuno per esempio e adesso corro solo verso il ristorante dove pensavo di portarla, corro verso il mare, corro con chi ho accanto che è nessuno, va bene lo stesso, corro perché non ho fame, hai fame, lei mi risponde corri non ho fame, io corro verso il ristorante di chi non ha fame, io non conosco il ristorante degli sfamati, sento soltanto la paura dei treni, quasi simile alla paura del mare, comunque da qualche parte la devo portare, non so più ingranare le marce, lei posa la mano sulla mia, non avverto il cambio e arriviamo in spiaggia, di fronte alla spiaggia lei non c’è, non c’è nemmeno il mare ma un ristorante zeppo di cozze, sono grandi lei mi dice nessuno può essere così grande da entrare dentro una cozza e stacca la mano, così succhio quatto dalle sue mani e poi, con la pancia gonfia, grido a chi mi sente, chiamo il cameriere, nessun cameriere arriva, mi gratto la testa per capire, un gomitolo di capelli si incolla alle dita, sento lontano donna che mi aiuta invitandomi a continuare, mi gratto un altro ciuffo di capelli, i capelli non sono tutto mi dico e mi gratto che ho un belprurito, ogni capello lo strappo con le unghie, cinque me ne rinascono per ogni unghia, se speravo di diventare calvo adesso mi ritrovo in una selva di unghie al posto dei capelli, vorrei indovinare il binario che mi riporta da donna, macché niente binari solo unghie a cresta e una voce che grida da lontano, raggiungimi, sarà donna non so come fare non so nuotare tra gli alberi, non so volare tra le grida, mi tocca imparare a camminare in punta di piedi, distendere le scapole e farle diventare zampe, quattro salti a grillo, la sento più vicina, come sei vicina, dove sei donna, poi ricordo di non conoscere il suo nome, anzi di non averle mai chiesto, ehi, e lei zitta, non ce la faccio a saltare al buio ma salto e mi schianto forse su di lei ma, al buio, non si sente nemmeno battere il sangue.
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