Era una domenica di mezza estate in cui tutti se ne stanno seduti e continuano a ripetere: “Ho bevuto troppo ieri sera”.
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Trovò la casa immersa nel buio. Era così tardi che erano andati tutti a letto? Forse Lucinda si era fermata a casa dei Westerhazy? E le ragazze l’avevano raggiunta lì o erano andate in qualche altro posto? Non erano d’accordo di rifiutare la domenica tutti gli inviti per rimanere a casa? Provò ad aprire le porte del garage per vedere quali auto erano dentro, ma le porte erano chiuse a chiave, e sulle mani gli rimase la ruggine delle maniglie. Mentre andava verso la porta di casa, vide che la violenza del temporale aveva strappato un tratto di grondaia, che ora pendeva sopra la porta come la bacchetta di un ombrello. L’avrebbe fatta aggiustare il mattino dopo. La casa era chiusa a chiave, e pensò che doveva averla chiusa qualche stupida cuoca o cameriera, finché non ricordò che già da un po’ di tempo non avevano più cuoche e cameriere. Gridò, batté i pugni sulla porta, tentò di abbatterla a spallate, e poi, guardando attraverso le finestre, vide che la casa era disabitata.
John Cheever, Il nuotatore, Fandango, 2000