Questa non è una stagione per vespe. Di sette filari di fave manco uno ce n’è. La pace è disseccata, l’albero dell’ulivo morto: niente discende goccia a goccia, a eccezione di un po’ di tragica neve e qualche foglia – solo ogni tanto però. Tu non sai più in effetti se chi porta la barba lunga patisca di meno il freddo – se sia stata cioè una scelta azzeccata – né sai più niente dei ragazzi che si susseguono come sagome lungo tutto il viale. Ce n’è per ogni occasione: dai quindici ai venti, dai venticinque ai quaranta. Nuove generazioni. Nessuno che riconosci. E a casa prima di tutto un punch e il riscaldamento a manetta. Il fatto è che a poco a poco ti rassegni: l’inverno – questo – stavolta non lascerà le tue ossa.
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