(capitolo ottavo) E GLI AVOCADO SPARIRONO NEL GIRO DI UNA NOTTE

Nando, il tunisino del negozio di frutta e verdura, mi invita nel suo retrobottega. Alle pareti, tra santi e calciatori, una fotocopia ingiallita con una ventina di sgorbi. – X buono, tondi non buono, triangoli donna sola, frecce e croci… – faccia foto – Secondo lui il palazzo dove abito è segnato – Zingari nomadi come berberi trogloditi – dice – lo rassicuro, non sarebbe la prima volta di ladri nel palazzo… anni fa Il portone è stato forzato e la porta dell’idraulico al secondo piano fatta pezzi. Il figlio tornando a casa dinanzi alla porta distrutta ha gridato: minchia ladroni! e nel palazzo è maturata la convinzione che i ladri fossero amicizie poco raccomandabili del ragazzo. Nando: – no, zingari – taglio corto: – non ho idea – ma difficilmente torneranno e poi faranno dei lavori nella facciata e se ci fossero segni sarebbero cancellati. Scelgo tra gli ortaggi quello che mi serve. Un porro, due zucchine, un grappolo di pomodori, sedano, limoni, patate – non hai avocado?- Mi guarda: – torna domani – pago, lo saluto ed esco. Verso la villa verifico citofoni, pali, cancelli, portoni. Nessun riscontro. Nessun segno zigano.

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