IL PRIMO SECOLO DI FERLINGHETTI

MANIFESTO POPULISTA N.1
di Lawrence Ferlinghetti
traduzione e interpretazione di Marco Palladini

Poeti, uscite dalle vostre stanzette,
spalancate le vostre finestre, spalancate le vostre porte,
siete stati troppo a lungo in letargo
nei vostri chiusi mondi.
Venite giù, venite giù
dalle vostre Russian Hills e Telegraph Hills,
dalle vostre Beacon Hills e le vostre Chapel Hills
dai vostri Monte Analogo e Montparnasse,
giù dalle vostre colline e montagne,
fuori dalle vostre tende indiane e magioni.
Gli alberi crollano ancora
e non ci aggiriamo più nelle selve.
Ora non c’è tempo per stare lì seduti
mentre l’uomo incendia la sua stessa casa
per arrostire il suo maiale.
Niente più canti Hare Krishna
mentre Roma brucia.
San Francisco sta bruciando,
la Mosca di Majakovskij sta bruciando
i combustibili fossili della vita.
Notte & il Cavallo si avvicina
per mangiare luce, calore & energia,
e le nuvole indossano i calzoni.
Ora non c’è tempo per l’artista di nascondersi
sopra, al di là, dietro le scene,
indifferente, tagliandosi le unghie,
purificandosi fuori dell’esistenza.
Ora non c’è tempo per i nostri giochetti letterari,
ora non c’è tempo per le nostre paranoie & ipocondrie,
ora non c’è tempo per paura & disgusto,
ora c’è tempo soltanto per luce & amore.
Abbiamo visto le migliori menti della nostra generazione
distrutte dalla noia alle letture di poesia.
La poesia non è una società segreta,
non è neppure un tempio.
Segrete parole & canti non funzionano più.
L’ora degli auspici è finita,
è giunto il tempo dei lamenti funebri,
un tempo di lamentazione & di giubilo
verso la fine prossima
della civiltà industriale
che è nociva per la terra & l’Uomo.
Ora è tempo di volgersi al mondo esterno
nella piena posizione del loto
con gli occhi completamente aperti.
Ora è tempo di dischiudere le vostre bocche
con un aperto e nuovo discorso.
Ora è tempo di comunicare con tutti gli esseri senzienti,
Voi tutti “Poeti delle Metropoli”
collocati nei musei, incluso me stesso,
Voi tutti poeti del poeta che componete poesia
sulla poesia,
Voi tutti poeti dei laboratori di poesia
nello sperduto cuore dell’America,
Voi tutti Ezra Pound addomesticati,
Voi tutti poeti complicati, spinellati, emotivamente sconvolti,
Voi tutti pre-stressati poeti Concreti,
Voi tutti poeti cunnilingui,
Voi tutti poeti dei cessi a pagamento che vi lagnate con i graffiti,
Voi tutti pendolari della metropolitana che non vi dondolate mai sulle betulle,
Voi tutti maestri di haiku da segheria nelle Siberie d’America,
Voi tutti irrealisti privi di occhi,
Voi tutti supersurrealisti che si auto-occultano,
Voi tutti visionari da camera da letto e agitpropagatori da guardaroba,
Voi tutti poeti Groucho Marxisti
e Compagni della classe del tempo libero
che dormite fino a mezzogiorno e ciarlate sulla proletaria classe lavoratrice,
Voi tutti Cattolici anarchici della poesia,
Voi tutti Montanari Neri della poesia,
Voi tutti intellettuali bostoniani e bucolici Bolinas,
Voi tutte guide-scout della poesia,
Voi tutti fratelli zen della poesia,
Voi tutti amanti suicidi della poesia,
Voi tutti pelosi professori di poesie,
Voi tutti recensori di poesia
che bevete il sangue del poeta,
Voi tutti Polizia della Poesia –
Dove sono i fanciulli selvaggi di Whitman,
dove le grandi voci che parlino chiaro
con un senso di dolcezza e di nobiltà,
dove la nuova grande visione,
la grande concezione del mondo,
l’alto canto profetico
della terra immensa
e di tutto quanto in essa canta?
Poeti, scendete
ancora una volta per le strade del mondo.
E aprite le vostre menti & gli occhi
con l’antico piacere visuale.
Rischiaratevi la gola e parlate a voce alta.
La poesia è morta, lunga vita alla poesia
con gli occhi tremendi e la potenza del bisonte.
Non state ad aspettare la Rivoluzione
o essa avverrà senza di voi.
Smettetela di borbottare e prendete la parola
con una nuova del tutto-aperta poesia
con una nuova sensualcomune “pubblica superfice”
con altri livelli soggettivi
o altri livelli sovversivi,
un diapason nell’orecchio interno
per colpire sotto la superfice.
Del tuo dolce Te Stesso canta ancora
ma pronuncia la parola en-masse –
Poesia, il vettore
per trascinare il pubblico
nei luoghi più elevati
dove altri veicoli non possono portarlo.
La poesia cade ancora dai cieli
sulle nostre strade abitualmente aperte.
Non hanno ancora innalzato le barricate,
le strade sono ancora piene di facce,
incantevoli uomini & donne ancora vi passeggiano,
ci sono ancora ovunque piacevoli creature,
negli occhi di ciascuno i segreti di ciascuno
sono ancora sepolti,
i fanciulli selvaggi di Whitman sono ancora lì che dormono,
Risvegliateli, e cantate all’aria aperta.

“Il prossimo 24 marzo Lawrence Ferlinghetti compie un secolo di vita. Quel giorno (una domenica) cento primavere saranno passate da quando venne al mondo nel 1919, giusto dopo la fine della prima guerra mondiale, a New York, figlio di un padre, Carlo Ferlinghetti, che era un bresciano emigrato in America a 22 anni (nel 1894) e deceduto sei mesi prima della nascita del figlio. Questo spiega perché il famoso poeta ed editore della Beat Generation sia transitato negli ultimi decenni molte volte in Italia, palesemente desideroso di recuperare le radici di un padre mai conosciuto e felice se gli amici italiani lo chiamano Lorenzo.” M.P. (vedi anche: https://malacoda3.webnode.it/long-live-lawrence-lorenzo-ferlinghetti-compie-cento-anni/)

* nella foto lawrence ferlinghetti al festival del primo festival di poesia di amsterdam nel 1981 (collezione city lights books)

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