il lavoro mentale: produzione e mercato
(28.09)
– il lavoro mentale sono io.
ciò che fa il mio corpo. ciò che io ne penso.
– l.m. é la moltiplicazione della (cosiddetta) coscienza.
ciò che ‘loro’ fanno col mio corpo nel mio corpo. ciò che loro stessi e lui medesimo ne pensano.
– dunque importa ciò che faccio ciò che ne penso ecc..
– ciò che faccio é anzitutto dove vivo: palermo viale michelangelo 2315 nuova periferia di suddovest. in un enorme complesso condominiale (‘il formicaio’). poi dove lavoro (?):facoltà di lettere. viale delle scienze. altro formicaio circondato da grandi spazi (per ora) aperti.
con chi vivo: moglie e due figlie. lei lavora tutto il giorno.
dunque prima grossa quantità ciò che faccio é la solitudine. giusto: faccio la solitudine. e non mi viene poi tanto male se sono qui autonecessitato a comunicarne qualche figura. a farla ulteriormente.
– ciò che ne penso é anzitutto se e come la consumo se é come si consuma.
qui potrebbero subito emergere ovvie obiezioni lo so. qui io stesso mi muovo più guardingo quasi evito di muovermi. forse tento di ‘fare finta che’. ma é tutto abbastanza ridicolo e inutile. in effetti la sostanza irriducibile del pensare del pensiero é sempre il consumo.
il l.m. é solitudine-in-consumo. appunto: ometto-in-frac.
detto tutto questo qui si dovrà vedere meglio nuovamente tutta la cosa. occorre lo so disporre di un po di sugo per dopo per quanti pensano: il lavoro mentale é – e giù l’ininterrotto bla-bla. leggilo e va e continua tu. perché é cosi che si deve fare. perché non ci sono ipotesi che possano minimamente sopravvivere a questo. evitarlo. e qui infatti si percepisce finalmente la fuga prospettica di quanto stiamo chiamando ‘mercato’e infatti ancora cos’è il mercato del lavoro mentale? il luogo dove l’ometto-in-frac moltiplica gli ometti-in-frac scindendosi e vedendoli scindersi in ometti-in-frac. il luogo dove ciò che é scientifico-mercenario diviene anche per se perfezione astorica.