A CASA DA AMICI

Le strade quando guido al tramonto mi sembrano il culo di una donna o di un uomo, insomma mi sembrano qualcosa con cui devo per forza avere a che fare, abbordare diventa una parola impropria, frenare una parola precipitosa, fantasticando che il manto stradale sia bagnato, mi impongo di guidare da angelo, non facendo sentire alle ruote il peso sesquipedale del mio cervello tozzo né lo sfigurato modo di pensare, nel frattempo davanti a me, l’incidente che avrò o che non avrò mai avuto, sfila come una lunga pellicola di 35 millimetri e raggiunge il ricordo di un saluto tra amici, mentre io sto ancora tutto tremato, davanti a me il ben arrivato.

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