– ora io con tutte queste porte che si ha l’abitudine di frapporre tra un bicchiere d’acqua una scala un letto
– queste storie delle marchette dei soldini della mamma e dei figli e delle figlie che vanno e vengono e fanno e parlano di soldini moto con o senza la mamma mentre lui c’é e non c’é
– il filino non più scarlatto ma soltanto rosapallido della stanchezza
– questo fumo sulla città che rasserena ogni faccenda questo magnifico fumo
– questa storia del fumo
– che gli avvenimenti iugoslavi sono ottimamente sistemati sulle montagne di confine nei boschi chiusi nei loro forti cappotti di panno col mirino in un occhio e l’afrore penetrante delle resine in una narice
– che perfino amnesty international con la forma attuale dell’aspirina
– che tutto questo non come allora ma ora
– che per un solo minuto mi distraggo dalle incombenze della mia giovane scienza portuale
– nel fumo ascolto i tuoni che si avvicinano
– l’artigiano con un ritardo di 3 mesi porta a francesco e rosa i pezzi restanti della camera da letto in noce nostrano
francesco & rosa dimenticano un po quello che solitamente ricordano con fastidio aprendo e chiudendo una porta attraversando una soglia