Le stordite parole
della profferta
come avessero fronde e germogli
sporgono vantaggiose
dalle altane del linguaggio,
pattuiscono consegne
ancora per ora a dimora
nel sedimento sfitto
che loca vani solo all’assenza,
solo al profumo.
Facondia infeconda.
Grevi di succhi rivelati
le soccorrevoli bacche
delle nostre parole
saziano senza fiorire
inesorabili sfrutti
del piantaggio sobrio
d’un regime ad onde,
riscattano i digiuni
a chi interdetto ha il volo.
La numerica memoria
che tanto ha nutrito
al tocco, la tua voce,
si è autenticata
in devozione,
senza conferme.
Troviamoci a mare
quello che ci misura
nel corpo,
in silenzio, in ascolto,
le mani libere
giù veli, su vele.
Fatti navigamanti,
tese cime d’anima
mimeranno lo strappo
dalla bitta,
rifiuteremo la rete
per i porti,
ovunque.